La Festa di Sant’Agata a Catania è una delle celebrazioni religiose più imponenti e sentite al mondo cattolico. Dal 3 al 5 febbraio, ogni anno, la città siciliana si trasforma in un palcoscenico di fede, tradizione e folklore, accogliendo quasi un milione di persone. Una manifestazione che unisce liturgia e festa popolare in un connubio di emozioni, riti antichi e partecipazione collettiva. In questo articolo, scopriremo tutto sulla festa di Sant’Agata: storia, programma, simboli e tradizioni gastronomiche.
Storia della festa di Sant’Agata
Sant’Agata nacque a Catania nel III secolo e, sin da giovane, decise di consacrarsi a Dio. Il suo rifiuto di piegarsi ai voleri del proconsole romano Quinziano le costò torture atroci e il martirio, avvenuto il 5 febbraio 251. Il culto per la martire ebbe immediata diffusione, e già nel 252 i catanesi la celebravano come protettrice della città. Le sue reliquie, trafugate a Costantinopoli, furono riportate in patria nel 1126: un evento che segnò l’inizio ufficiale dei festeggiamenti pubblici.
Quando si celebra la festa di Sant’Agata
La festa si tiene ogni anno dal 3 al 5 febbraio, con ulteriori celebrazioni il 12 febbraio e il 17 agosto. Mentre febbraio è dedicato al martirio, agosto ricorda il ritorno delle reliquie a Catania.
Le tre giornate principali sono così articolate:
- 3 febbraio: offerta della cera, corteo delle Candelore e fuochi pirotecnici in Piazza Duomo.
- 4 febbraio: giro esterno della città con il busto reliquiario e lo scrigno, processione lunga 24 ore.
- 5 febbraio: giro interno, messa pontificale e seconda grande processione con fuochi finali.
Il significato del sacco bianco e dei devoti
Un simbolo imprescindibile della festa è il “sacco bianco”, indossato da decine di migliaia di devoti. Questo abito votivo, costituito da una tunica bianca, guanti e fazzoletto dello stesso colore, oltre a un berretto nero, rappresenta la penitenza e la devozione. La leggenda narra che nel 1126, alla notizia del ritorno delle reliquie, il popolo accorse in camicia da notte: da qui l’origine simbolica del “saccu”.
Le Candelore: simboli di luce e tradizione
Un elemento iconico della festa sono le Candelore (in siciliano, “i cannalori”). Si tratta di quindici cerei votivi, trasportati a spalla da gruppi di 4-12 uomini, decorati con puttini, fiori, bandiere e riferimenti ai mestieri cittadini. Ogni Candelora rappresenta una corporazione, come panettieri, fiorai, pescivendoli, macellai, e ha un proprio stile, movimento e musica. Le Candelore precedono sempre il fercolo di Sant’Agata nelle processioni e iniziano a sfilare per la città già dieci giorni prima della festa.
Il fercolo e le reliquie della Santa
Il fercolo di Sant’Agata, o “a vara”, è una macchina processionale in argento massiccio risalente al 1518. Porta il busto reliquiario della Santa e lo scrigno contenente le sue reliquie. Trainato da due lunghi cordoni da migliaia di cittadini, pesa fino a 30 quintali. I garofani rossi del 4 febbraio (simbolo del martirio) vengono sostituiti da garofani bianchi il 5 febbraio (simbolo di purezza).
Lo scrigno reliquiario contiene le parti del corpo della Santa: braccia, gambe, mammella e il velo. Il busto, creato nel 1376, è un capolavoro di oreficeria francese, ricoperto da oltre 300 gioielli e doni votivi, tra cui la corona, presunti ex voto di re e nobili.
Il programma della festa
3 FEBBRAIO – Offerta della cera
- Corteo da Sant’Agata alla Fornace a Piazza Duomo
- Partecipano autorità civili e religiose
- Spettacolo pirotecnico “a sira ô tri” con concerto e cantata per la Santa
4 FEBBRAIO – Il giro esterno
- Alle 5 del mattino si apre la “cameretta” con le reliquie
- Messa dell’Aurora
- Inizia la processione che attraversa i luoghi del martirio, come Sant’Agata alla Fornace e Sant’Agata al Carcere
- Il fercolo visita il quartiere San Cristoforo, la marina, piazza Carlo Alberto e Sant’Agata la Vetere
- Rientro all’alba del 5 febbraio
5 FEBBRAIO – Il giro interno
- Messa pontificale con vescovi di tutta la Sicilia
- Alle 17 parte la seconda processione
- Si attraversano i luoghi più centrali della città, inclusa la salita di San Giuliano
- Ultima tappa: il monastero delle Benedettine, con canti e commiato
- Rientro in Cattedrale nella tarda mattinata del 6 febbraio
La festa del 17 agosto
Meno imponente, ma comunque molto sentita, è la festa del 17 agosto, che ricorda il ritorno delle reliquie a Catania. Dopo una breve processione con lo scrigno, si tengono celebrazioni religiose e spettacolari fuochi d’artificio.
Cosa gustare durante la festa di Sant’Agata
La festa non sarebbe completa senza i dolci tradizionali:
- Minne di Sant’Agata: cassatine a forma di seno in ricordo del martirio
- Olivette di Sant’Agata: dolci verdi di marzapane
- Torrone e Iris catanese (brioche fritta con crema)
In tutta la città si trovano bancarelle che vendono queste specialità insieme a street food come polpette di cavallo, carne arrosto e calia e simenza.
Dove assistere alla festa
Un punto panoramico privilegiato è l’Etnea Roof Bar & Restaurant del Palace Catania | UNA Esperienze. Durante la festa, il ristorante offre menu tipici e musica dal vivo, oltre a esposizioni di gioielli e opere artistiche dedicate alla Santa.
Un evento di fede, cultura e identità
La Festa di Sant’Agata è più di una celebrazione religiosa: è un rito collettivo, un evento che unisce spiritualità e folklore, storia e tradizione, cultura e identità. Un’esperienza unica nel suo genere, capace di emozionare credenti e non, e di raccontare l’anima più autentica di Catania.
Perché visitare Catania durante la Festa di Sant’Agata
Visitare Catania durante la festa di Sant’Agata significa immergersi in uno degli eventi religiosi più affascinanti al mondo. Oltre alla possibilità di scoprire il cuore pulsante della città, sarà anche l’occasione per gustare prelibatezze locali, partecipare a cerimonie cariche di pathos, vivere l’atmosfera autentica di una Sicilia profondamente legata alla propria patrona.